Tu sei qui

Semplice

Pietro Giovannini17 settembre 2017

“L’Amministrazione accoglie molto volentieri l’invito rivoltoci dalla vostra rivista: un Museo della Fotografia è sicuramente un’idea interessante che merita di essere sviluppata. I tempi e i modi potrebbero essere valutati nel prossimo anno di esercizio, considerando anche che nel 2002 sarà operativa la Fondazione Fenoglio e che proprio questa istituzione dovrà diventare il grande motore di tutte le attività culturali della città”. Così ci ha risposto Beppe Rossetto, Sindaco di Alba.¹

Benissimo; aspettiamo fiduciosi, avendo nel frattempo raccolto numerosi consensi tra i molti operatori culturali della città, gli appassionati e i colleghi.

Il prossimo anno sarà dunque l’anno della Fondazione Fenoglio, ma anche della  (ri)apertura del Teatro Alfieri di Asti, al quale Paolo Conte dedicò anche una canzone… e il cui restauro mi dicono sia davvero bello.

Sarà come sempre un anno con 10 numeri di anViagi… e questa ormai più che una novità, è una piacevole sicurezza. Qualche sopresa però ve la faremo lo stesso, anche se adesso è presto per anticiparvi qualcosa.

Godetevi dunque questo ultimo numero dell’anno, fate gli ultimi regali, sedetevi a tavola e… crogiolatevi nell’attesa: a febbraio ne saprete di più!

 

A Woodstock, nel cimitero degli artisti –che non è affatto un posto triste– ho letto su una pietra nell’erba, tra gli aghi di pino: “E quando sarà il mio tempo di andarmene non voglio incontrare un qualche Dio che mi controlli la carta di credito o che mi chieda se sono stata buona o cattiva. No. Credo mi domanderà: hai voluto bene? te ne è importato? sei stata felice e come hai celebrato lo splendore di questa vita?” la donna si chiamava Charlotte Bunin, è morta l’anno scorso e non so cosa abbia fatto nella sua vita… ma le sue mi sembrano domande da tenere sempre bene a mente e da farsi ogni tanto da soli, in attesa di qualcun’altro.

Salivo a Castiglione Tinella da Santo Stefano qualche giorno fa e la giornata era piena di sole: la collina di Moncucco brillava ad ogni curva, mentre –là sotto– Santo Stefano era rossa e luccicante, altro che quattro case e un gran fango, sì che non notavi né i capannoni né i condomini; la chiesetta di Moncucco era sempre più vicina con la sua guglia di fuoco e il suo balcone, dove tutto l’anno è San Valentino; scollinando mi sembrava di entrare nel Monviso, tanto era vicino e di colpo ho ripensato a Mrs. Bunin.
Eccolo lì lo splendore della vita.
Semplice.

Il 19 novembre al Madison Square Garden di N.Y., 19.000 persone ballavano felici con Bob Dylan e lui cantava “may your heart always be joyful” –che il tuo cuore possa sempre essere pieno di gioia–.
Semplice.²

A volte la felicità la trovi a un concerto, altre volte è lì che ti aspetta dietro una curva della strada.

So, may your heart always be joyfuland celebrate the splendor of this life.

Un felice anno nuovo a tutti voi.

 

¹ Purtroppo l’amministrazione non ha ancora valutato né i tempi, né i modi e sono passati cinque anni. Il Sindaco è al secondo mandato e tutto tace. La Fondazione Fenoglio ha acquisito le foto di Agnelli ma per il resto buio totale. Continuo a credere che tra idee e soldi contino molto di più le prime, perché i soldi li puoi sempre trovare, mentre di buone idee in giro ce ne sono sempre poche, e nessuno di solito le regala. Questa era molto buona, ed era pure gratis! Valli a capire…

² Era appunto il primo concerto newyorkese di Dylan dopo Ground Zero. L’ultimo pezzo era una versione apocalittica di “All Along the Watchtower” che finisce coi profetici versi: outside in the distance, a wild cat did growl, two men are approaching and the wind begin to howl. Ma Dylan ha ripreso la prima strofa quella dove il Joker chiede al Ladro: “Ci deve pur essere una via di uscita da qui”. Prima, cosa assolutamente rara, aveva preso la parola per bofonchiare: “Come tutti voi sapete bene, molte delle canzoni di stasera sono state scritte o registrate proprio qui, in New York City, per cui non credo sia necessario che io vi dica come mi sento oggi per questa città”. Dopo quel viaggio ho scritto un réportage su Dylan e l’America (per la rivista Rassegna della CRC) di cui sono ancora molto contento. È stato uno dei viaggi più strani e particolari della mia vita e il concerto del MSG un concentrato di emozioni contraddittorie che lo ha reso assolutamente unico.